Proprio durante il circle time del mattino si verifica la routine dell’appello.
L’appello è un’attività quotidiana e ripetitiva attraverso cui i bambini imparano a conoscersi, a riconoscere il proprio e l’altrui nome, ma non solo: progressivamente imparano a contare, confrontare, raggruppare, simbolizzare. Sono parecchie le finalità che si possono raggiungere durante questo prezioso momento dell’appello.
Per questo motivo deve essere predisposto e preparato in modo divertente e giocoso. Precisamente se l’attività viene proposta sotto forma di gioco e risulta piacevole e interessante si favorisce sicuramente l’attenzione e l’apprendimento e le richieste avanzate possono essere molteplici e varie.
È quindi il metodo, ovvero il modo che viene utilizzato che fa la differenza.
Un conto è dire: “diciamo il nome delle cose con iniziano con la “t”.
Un conto è girare le mani l’una accanto all’altra e chiedere ai bambini di dire “stop” e poi dire: “è uscita la lettera t, diciamo il nome delle cose che iniziano con t”.
Ancora meglio sarebbe utilizzare un pupazzo parlante e fare in modo che le richieste vengano direttamente dal pupazzo e non dalle insegnanti. Accadrà che il bambino non vorrà deludere il pupazzo, ma cercherà di mostrarsi attento e preparato.
Se il metodo utilizzato è divertente e coinvolgente le richieste possono essere di livelli sempre superiori, poiché il bambino si sente pienamente parte del processo in atto, anzi fa di tutto per non rimanerne escluso e presta molta attenzione anche agli altri, alle loro risposte. Invero se uno dei compagni sbaglia la risposta, gli altri sono pronti a trovare la soluzione esatta.
Inoltre la modalità del cerchio rende l’attività non direttiva e univoca, ma coinvolgente e accattivante: le richieste vengono poste in modo informale e creano molteplici opportunità di dialogo e confronto.
Al contrario la richiesta formale può bloccare il bambino in quanto nel rapporto diretto con l’insegnante subentrano tutta una serie di emozioni, quali l’ansia e la paura di sbagliare.
È attraverso questa nuova modalità che possiamo opportunamente affermare che il momento dell’appello lavora sulle condizioni che facilitano l’apprendimento.
Possiamo a questo punto dire “addio al classico appello!” Questo nuovo modo di fare le presenze stravolge anche l’inossidabile rito di inizio lezione che ha accompagnato decine di generazioni di studenti, caratterizzato dalla formula “presente” accompagnato, magari, da un’alzata di mano.
L’appello è un’attività quotidiana e ripetitiva attraverso cui i bambini imparano a conoscersi, a riconoscere il proprio e l’altrui nome, ma non solo: progressivamente imparano a contare, confrontare, raggruppare, simbolizzare. Sono parecchie le finalità che si possono raggiungere durante questo prezioso momento dell’appello.
Per questo motivo deve essere predisposto e preparato in modo divertente e giocoso. Precisamente se l’attività viene proposta sotto forma di gioco e risulta piacevole e interessante si favorisce sicuramente l’attenzione e l’apprendimento e le richieste avanzate possono essere molteplici e varie.
È quindi il metodo, ovvero il modo che viene utilizzato che fa la differenza.
Un conto è dire: “diciamo il nome delle cose con iniziano con la “t”.
Un conto è girare le mani l’una accanto all’altra e chiedere ai bambini di dire “stop” e poi dire: “è uscita la lettera t, diciamo il nome delle cose che iniziano con t”.
Ancora meglio sarebbe utilizzare un pupazzo parlante e fare in modo che le richieste vengano direttamente dal pupazzo e non dalle insegnanti. Accadrà che il bambino non vorrà deludere il pupazzo, ma cercherà di mostrarsi attento e preparato.
Se il metodo utilizzato è divertente e coinvolgente le richieste possono essere di livelli sempre superiori, poiché il bambino si sente pienamente parte del processo in atto, anzi fa di tutto per non rimanerne escluso e presta molta attenzione anche agli altri, alle loro risposte. Invero se uno dei compagni sbaglia la risposta, gli altri sono pronti a trovare la soluzione esatta.
Inoltre la modalità del cerchio rende l’attività non direttiva e univoca, ma coinvolgente e accattivante: le richieste vengono poste in modo informale e creano molteplici opportunità di dialogo e confronto.
Al contrario la richiesta formale può bloccare il bambino in quanto nel rapporto diretto con l’insegnante subentrano tutta una serie di emozioni, quali l’ansia e la paura di sbagliare.
È attraverso questa nuova modalità che possiamo opportunamente affermare che il momento dell’appello lavora sulle condizioni che facilitano l’apprendimento.
Possiamo a questo punto dire “addio al classico appello!” Questo nuovo modo di fare le presenze stravolge anche l’inossidabile rito di inizio lezione che ha accompagnato decine di generazioni di studenti, caratterizzato dalla formula “presente” accompagnato, magari, da un’alzata di mano.
